Daniela Fargione
Within the horizon of anthropogenic climate change, sea-level rise, and extinction, critical Blue Studies have fathomed the entanglements of the many “bodies of water” (Neimanis, 2017) – human, nonhuman, more than human – cohabiting the ocean. Mermaids, as aquatic human-oids, are subversive critters with the power to mediate between these many posthuman life forms (Alaimo, 2008). While defying genre/gender categorization and impermeable ontolog-ical boundaries, their stories give a glimpse of imaginative kin-making and multispecies oce-anic futures. In this article, I will concentrate on two case studies that challenge humanocentric perspectives and contemplate “new ways of becoming-world together” (Braidotti, 2017: 41): the Feejee Mermaid, a hoax taxidermy and mummified creature exhibited at the Barnum’s American Museum and Lydia Millet’s Mermaids in Paradise (2015).
Alla luce di fenomeni quali il cambiamento climatico antropogenico, l’innalzamento dei mari e l’estinzione, i Blue Studies hanno esplorato i profondi legami tra i vari “corpi d’acqua” (Nei-manis, 2017) – umani, non umani, più che umani – che coabitano (nel)l’oceano. Le sirene, in qualità di umanoidi acquatici, sono creature sovversive e detengono il potere di mediazione tra queste diverse forme di vita (Alaimo, 2008). Resistendo a ogni categorizzazione di genere e all’impermeabilità di ogni confine ontologico, le loro storie profilano possibili parentele im-maginarie e nuovi futuri multispecie. I due esempi qui proposti sfidano prospettive umano-centriche e contemplano “nuove prassi per un comune farsi-mondo” (Braidotti, 2017: 41): “The Feejee Mermaid”, falsa tassidermia e creatura mummificata, esposta all’American Museum di Barnum e il romanzo Mermaids in Paradise (2015) di Lydia Millet.