Barbara Cavallini
In commenting on Massimo Bontempelli’s story, “La via di Colombo”, Anna Maria Ortese expressed her desire to “reread it and have it read”, writes the author, “by my few friends here”. “La via di Co-lombo”, (Il giro del sole, 1941), is centred, after the model of Leopardi’s moral operetta Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Gutierrez (Dialogue between Christopher Columbus and Pietro Gutierrez), on the en-counter between the Admiral and García Martínez, a convict who escaped from prison and stowed away on the Santa Maria in search of salvation, convinced that the expedition was headed not for the Indies but for the mountain of Purgatory. The numerous points for reflection on the theme of colonial-ism, the reason for the journey and the “limit”, developed by Bontempelli through various literary ar-chetypes, as well as the symbolic representation of the sea, lead us to reconstruct a common thread between Leopardi’s work, Bontempelli’s story and the initial description of the journey that the charac-ter Daddo undertakes in the opening pages of L’Iguana by Anna Maria Ortes, who, as can be seen from the interest she showed in the story, which emerged from her correspondence, must not have missed the anti-colonialist note underlying the master’s text. The focus of the following article therefore stems from the idea of exploring the criticism of colonialism and neo-colonialism present in both works, in order to highlight their literary divergences and convergences and to reconstruct, specifically, the cul-tural background of Anna Maria Ortese, who, in the early 1960s, although far from the surrealist writing of her early days, seems to recover, with L’Iguana, that fantastical dimension that had characterised Massimo Bontempelli’s early 20th-century work, reworking it in an innovative form.
Nel commentare il racconto di Massimo Bontempelli “La via di Colombo”, Anna Maria Ortese manife-stava il suo desiderio di “rileggerlo e di farlo leggere”, scrive l’autrice, “ai miei pochi amici di qui”. “La via di Colombo” (neIl giro del sole, 1941), ha al suo centro, sul modello dell’operetta morale leopardiana Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Gutierrez, l’incontro tra l’Ammiraglio e García Martínez, un galeotto, fuggito dal carcere e imbarcatosi clandestinamente sulla Santa Maria, in cerca di salvezza, persuaso che la spedizione fosse diretta non verso le Indie, ma verso la montagna del Purgatorio. I numerosi spunti di riflessione sul tema del colonialismo, del motivo del viaggio e del ‘limite’, sviluppati da Bontempelli attraverso diversi archetipi letterari, nonché della rappresentazione simbolica del mare, inducono a ri-costruire un filo rosso tra l’opera di Leopardi, il racconto di Bontempelli e la descrizione iniziale del viaggio che il personaggio di Daddo intraprende nelle pagine di apertura de L’Iguana di Anna Maria Ortese, alla quale, come si evince dall’interesse mostrato nei confronti del racconto, emerso dall’episto-lario, non doveva essere sfuggita la nota anticolonialista sottesa al testo del maestro. Il focus del seguente articolo nasce dunque dall’idea di approfondire la critica al colonialismo e al neo colonialismo presente in entrambe le opere, al fine di evidenziarne gli aspetti di divergenza e convergenza letteraria e di rico-struire, nello specifico, il retroterra culturale di Anna Maria Ortese, che, agli inizi degli anni Sessanta, pur lontana dalla scrittura surrealista degli esordi, con L’Iguana, sembra recuperare, rielaborandola in forma innovativa, quella dimensione fantastica che aveva caratterizzato l’opera primo novecentesca di Massimo Bontempelli.