Anderson Magalhaes
The research focuses on Tasso’s stay at the court of Vittoria Colonna at the Aragonese Castle of Ischia, a period in which he wrote numerous encomiastic poems on her behalf, which were included in the «Libro secondo degli Amori», printed in Venice in 1534. This paper aims to demonstrate the instrumental character and the related political and social implications of these compositions in terms of the depiction of the image of the Marquise of Pescara during the years of her painful widowhood in Ischia. From this point of view, the research will also try to shed light on literary models and intertextual references that can be found in Tasso’s compositions. Ultimately, the paper will proceed to examine the letters that Tasso adressed to Vittoria Colonna, which –integrated with information inferred from the Rime– allow the contemporary scholar to grasp some of the courtly conventions of the time and to reconsider the consolidated tendency on the part of the critics to frame the relationship between the noblewoman and the poet in the context of an alleged literary cenacle.
La ricerca si concentra sul soggiorno del Tasso alla corte di Vittoria Colonna presso il Castello Aragonese d’Ischia,contesto entro cui il poeta compose numerosi versi en-comiastici in lode della nobile romana, indi confluiti nella raccolta del «Libro secon-do degli Amori», apparsa a Venezia nel 1534. Ci si prefigge di dimostrare il carattere strumentale e le connesse implicazioni politico-sociali di siffatti componimenti in or-dine alla rappresentazione dell’immagine della marchesa di Pescara durante il periodo ischitano della dolorosa vedovanza; in questa prospettiva, si cercherà altresì di far luce su modelli letterari e richiami intertestuali riscontrabili nelle rime tassiane. In ultima istanza si procederà all’analisi delle epistole del Tasso indirizzate alla Colonna, le quali –congiuntamente ai dati rilevati dalla produzione lirica– permettono allo studioso con-temporaneo di cogliere i riflessi delle convenzioni cortigiane dell’epoca e di riconsiderare la consolidata tendenza da parte della critica a inquadrare le relazioni intercorse tra la nobildonna e il poeta nell’ambito di un presunto cenacolo letterario.